venerdì 15 febbraio 2013

Big George

Il Sole sorse prima del solito quella mattina. Sembrava avere voglia anche lui che tutto si sbrigasse il prima possibile. Mezzogiorno arrivò invece con la sua lentezza indolente. Incurante del dolore e della rabbia che aleggiava sulla collina.
La vendetta era un frutto ora maturo tra le mani di un'esile ragazza, dalla chioma liscia e corvina e la pelle lattea, che si riparava all'ombra di un grande albero.  Big George si chiamava. Era stato così battezzato dai primi coloni ad inizio '800, ed era testimone di tutte le vicende scorse nella vallata. Tutte, anche quella di Jane, che attendeva il suo assassino proprio sotto l'enorme ramo da cui oscillava un cappio. Il cigolio della corda era un ghigno malefico e lui riconobbe quella figura diafana e vide quel frutto rotolante tra i palmi, mentre a passi cadenzati e lenti i cavalli si inerpicavano verso il maestoso albero.
Si volse inquieto, come a trovar conferma della propria incredulità, verso i due che imperturbabili badavano solo a puntargli i fucili addosso.
Quando il giudice rinnovò la sentenza al condannato ed il cavallo venne lanciato al galoppo, i presenti notarono, nel silenzio assoluto, solo un fruscio di foglie ed un frutto, morsicato, staccarsi da Big George e rotolare giù.

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