venerdì 28 giugno 2013

-Tra fiction e realtà-

Srotola il filo bianco. Lo attorciglia tra i polpastrelli, che impallidiscono dove affonda il nylon. Se lo passa tra i denti fissando la propria smorfia nello specchio (pulizia orale eseguita).
Si percepisce il fruscìo della fettuccia di tessuto che scorre decisa nell'occhiello metallico dopo l'iniziale tentennamento nell'imboccarlo. Si osserva il lento gioco delle dita che si passano la stringa, poi il guizzo dei tendini e un colpo secco (e la scarpa è allacciata).
Atti semplici, quotidiani; di un uomo qualunque.
 
Ed io, affondato nel divano e boccheggiante per l'afa, che chiudo gli occhi e quei gesti li immagino su un collo. Anzi, QUEL collo. Lo vedo pulsare impazzito per poi rilasciarsi asfittico. Vedo le mie mani afferrare una folle, diabolica fantasia e stringere... mentre scorrono le scene della sigla e sorrido. 
Ben fatto, e tu hai avuto quel che meritavi.
Grazie, Dexter.


sabato 22 giugno 2013

I suoi Demoni

Uno ammicca in fondo alla bottiglia. "Su dai, è peccato non finire un bourbon come questo." 
Un altro sfavilla di colori ripetendo un odioso jingle che invita a ricaricare il Credito e riaccomodarsi al tavolo virtuale, perchè: "la prossima mano sarà quella vincente." 
Quello che conosce da più tempo (dai bagni delle scuole) è il più presente. Non gira per casa e non esce in strada senza averlo tra le labbra; ne ha il fiato, i vestiti e l'anima impregnati. 
E poi eccolo lì quello che 'tira' più di tutti. Quello che ogni notte gli porta un paio di gambe sempre diverse e sempre aperte. Dorme nuda sul letto sfatto e lui, dal bagno, sbircia la perfetta curvatura del fondoschiena, i glutei sodi e neri come l'ebano.
Gli hanno rovinato la vita, il matrimonio, il lavoro; reso un inaffidabile, un fallito. Un malato. Eppure se li tiene tutti stretti i suoi veri amici. Che vita sarebbe senza di loro...

Nell'Harem

Sia lode ad Allah! Al grandissimo unico Dio che s'è compiaciuto di riversare su di me, Suo Principe prediletto, ogni potere e ricchezza. Sazio i miei piaceri con le carni e le grazie delle più belle donne del Regno. Solo primizie per me! Oh sì. Le gemme più preziose portatemi in dono dai capitribù. Da esse stilla il nettare di cui solo un Re può dissetarsi. Una per notte. Ogni, notte. Ed ogni luna raccoglie gli ansimi selvaggi e appassionati che il mio vigore fa vibrare nei lor... 
- Ehi, tu! Ma con chi parli?
- Con nessuno, pensavo ad alta voce... chiedo scusa.
- Muoviti. C'è da preparare la vergine per sua Maestà!
Una serie di inchini che continua anche mentre si allontana. Lo sguardo sprezzante e disgustato che lo segue finchè scompare nelle stanze private.
- Puah! Eunuco e pure matto...

giovedì 13 giugno 2013

E fecero l'amore

E fecero l'amore. Come mai lo fecero prima e come mai fu fatto dopo. 
Lo fecero incrociando i loro sguardi e lasciando che i loro respiri si abbracciassero. Lo fecero toccandosi le fronti e sfiorandosi le punte dei nasi. 
Fare l'amore era posarsi a vicenda una mano sul petto, e sentire il cuore battere forte. Era salutare insieme il tramonto promettendo al Sole che lo avrebbero riaccolto al suo sorgere. Fare l'amore era guardare il cielo di notte e perdere di proposito il conto delle stelle per paura che finissero. Era ascoltare brani evergreen sulla spiaggia e dare un nome buffo ad ogni onda. Mangiare in due una pizza scadente e sforzarsi di sorridere, quando si riaffacciava alla loro mente il pensiero che tutto quello sarebbe finito presto.

mercoledì 12 giugno 2013

I racconti di una shampista*

Grazia il nome ce l'ha anche nelle dita. Oltre che negli occhi, grandi neri e lucidi, come i sassi leccati dal mare della sua Sicilia.
I suoi racconti di shampista? Oh no! No. Lei non racconta nulla, non spettegola su niente e nessuno. Timida ed educata pensa a fare il suo lavoro e sogna il Conservatorio. 
Intanto sotto le sue dita ci si sente come la tastiera di un pianoforte. Ci sfiora, accarezza, friziona, ed è il concerto di una pianista sopraffina. Sono momenti da assaporare in silenzio. Lo scorrere dell'acqua è poi l'applauso scrosciante dopo l'esibizione.
Che grazia, Grazia. 
Roba da far la coda per avere il biglietto. Niente racconti da lei. Solo massaggi che diventano musica.

*Pubblicato sul Gruppo Facebook 'Micro Racconti Segreti'.

martedì 11 giugno 2013

Adesso lo butto 'sto cazzo di telefono...*

Arriva. La cinge e la fa sedere sul tavolo apparecchiato. L’iniziale frenesia dei gesti spazza l’ordine di posate, piatti e bicchieri. Lei gli prende la testa e se la guida tra le cosce aperte, spinge ed il muso vi affonda. La bocca inizia a frugare, lei a sospirare. Lascia la presa sui capelli ed afferra la tovaglia arricciandola. Gli stringe i seni, lei si morde il labbro, geme, inarca la schiena. Una chiazza rosso barbera si allarga sulla tovaglia. 
L’aria bollente e peccatrice è raggelata dal suono metallico del cellulare. 
“Mio marito! Che vorrà adesso!?” Risponde fissando l’amante con aria interrogativa.
Tesoro! Chiuso aeroporto! Voli cancellati! Ti porto a cena fuori. Cinque minuti e son da te!

(Voce fuori campo: “Ecco un buon motivo (uno solo) per non buttare via un telefono.”)

*Tema del Gruppo Facebook 'MICRO RACCONTI SEGRETI'

THE BUTTERFLY EFFECT

Lei sbattè le ciglia e agitò il bacino.
Lui, dall’altra parte del mondo, fu sconquassato da un uragano.

sabato 8 giugno 2013

Sogni

Non potè mai fare a meno dei sogni, il difficile però stava in due cose: prendere sonno o arrivare al cassetto.

Provò con quelli ad occhi aperti, ma avevano un retrogusto sempre più sgradevole.

Il tempo

Tempo pensava di averne quanto ne voleva, fino a dieci minuti prima. Poi è passato, per caso, davanti a quella Gioielleria. Trambusto, voci concitate, spari, urla. Ed era per terra, sul marciapiedi. Ancora urla e il deciso stridere di ruote in una partenza frenetica. 
Era lì, con gli occhi spalancati ed un bruciore così intenso all’addome da impedirgli di respirare. Un sapore in bocca che sapeva di assurdo e lo scorrere convulso di ricordi. Tutto in un lasso che oscillava impazzito tra i secondi e gli anni. 
Aveva sempre creduto di poterlo trattare come una risorsa inesauribile, o quasi. 
Un ti amo, i ti voglio bene, i sorrisi, dava per scontato che potesse sempre dirli in un’altra occasione.
E ora, invece, era lì. A sentire il tempo scorrergli fuori, caldo e denso, dal buco nella pancia, inzuppargli i vestiti e perdersi tra le lastre di cemento.

Mentre scorre il suo tempo...*

E' dentro una clessidra. I secondi sono granelli di sabbia che gli punzecchiano il collo e ostacolano il respiro infilandosi nel naso. Gronda sudore e rimpicciolisce fino a vederlo affondare e poi scomparire nell'elegante abito affittato con la colletta degli amici del bar. Noi. Che siam partiti con sogni di gloria e che (tic-tac-tic-tac) temiamo ritrovarci nelle tasche lo stesso avvilente vuoto di sempre. Noi che lo abbiam portato con orgoglio come un eroe in trionfo prima ancora della battaglia, e ora ci scambiamo occhiate increduli ...9 ...8 ...7. 
Poi lui ha un lampo, negli occhi ...6 ...5 ...4. Sussultiamo. Ma dura un niente ...3 ...2 ...E abbassa il capo, sconfitto. 
"Non la so. Non la so signor Mike, questa non la so."
(ma chi cazzo l'ha sbagliato il tiro decisivo nella finale di Coppa del Mondo di freccette del 1969!?!)

*Tema del Gruppo Facebook ''Microracconti Segreti''

giovedì 6 giugno 2013

Farfalle

Le osservava, tutti i giorni.
Disegnavano ghirigori con le loro traiettorie leggere e tremanti. Ricamavano guanciali d’aria su cui posava il capo pensieroso. Riverberavano la luce del sole per regalargli un sorriso.
Poi, ogni sera: Andate già via? Andate a morire. Portatevi i miei sogni… e giusto finiscano con voi.

Le farfalle muoiono al tramonto, certi sogni non arrivano all’alba.

lunedì 3 giugno 2013

-L'amore ai tempi dell'inquisizione-

E poi c'era Lei, che era la Luna. 
Troppo bella e luminosa per notti fredde, misere e lunghe come quelle che si vivevano allora. 
Notti ignoranti ma arroganti. 
Notti di ululati che erano bestemmie mascherate da preghiere.
Ma Lui, stolto, fissò solo il dito che la condannò.
E lo rimpianse tutta la vita.