venerdì 27 febbraio 2015

Tibbs vs Dexter

Tibbs!?! No! Lui? L'ispettore?
Stentava a credere ai suoi occhi quando lo vide entrare in centrale, stempiato e con radi ciuffetti bianchi intorno alle orecchie; claudicante e con la pancetta da impiegato prossimo alla pensione. Poi fece due calcoli e gli risultò che in pensione avrebbe dovuto esserci da anni. "E' proprio messo male il Dipartimento, se per incastrare un serial killer non ha trovato di meglio che richiamare in prima linea una cariatide di celluloide."
Gli si avvicinò, come tutti, a presentarsi con una stretta di mano. Nonostante fosse nota la sua mancanza di emozioni non riuscì a non provare una specie di pena mista a simpatia. Solo una specie però, indefinita e fuggevole; poi tornò nel suo laboratorio e lo fissò sbirciando tra le lamelle della tapparella interna. "Questa notte, Tibbs. Questa notte sarà la tua notte."

Per tutto il giorno l'ispettore stette in riunione con gli agenti. Si mostrò un tipo cordiale, affabile e con un brillante senso dell'umorismo. In poche ore si era creato un team ben affiatato che, tra una battuta e l'altra, riesaminò ogni indizio e tracciò diversi profili, tutti lontani anni luce dal vero assassino che li fissava nascosto e a cui ridevano gli occhi.

Il buon Tibbs aveva spento la tele e con le lenti sulla punta del naso scrutava il libretto con le preghiere della sera, quando colse un'ombra sfilargli alle spalle. Si voltò e vide Morgan, il tecnico del laboratorio di analisi, conosciuto in Centrale, guardarlo pacioso con ai fianchi due sventole in perizoma, e una bottiglia di Champagne in mano. "Benvenuto Virgil! Ragazze, fate vedere all'ispettore quanto calde sapete rendere le notti di Miami..."

giovedì 26 febbraio 2015

Il sadico (Seventeen)

Faceva davvero male con le parole.
''Frusta'', ad esempio. Solo pronunciarla ti segnava a sangue la pelle.

Favola ai tempi di Internet

Anastasia e Genoveffa si scambiavano occhiate maligne e sorrisi ammiccanti. Due odiose e meschine sorelle sempre pronte a saltarsi alla gola ma, per una volta, complici nel lanciare improperi e riprendere di continuo la povera sorella che penava nell'agghindarle.
Il casting al ''Prince Hotel'' era l'evento che aspettavano da sempre.
Lui le avrebbe viste, squadrate e, compiaciuto, piazzate davanti la videocamera, pronte per una sfolgorante carriera.
Si trascinarono dietro la sorella. Bestia da soma carica di beauty case e lussuosi abiti da sfoggiare ad ogni ripresa.
Di principesco trovarono solo il nome sull'insegna al neon, la location era invece una bettola di infimo ordine e il principe un depravato con la faccia insolente e i modi da burino. Le pose le ordinava a cenni con la testa e irritanti smorfie.
Dopo i primi annoiati scatti a quelle due, insoddisfatto girò lo sguardo notando la ragazza seduta in un angolo e assorta nella lettura, mentre attendeva le sorellastre.
Bella al naturale, modesta negli abiti ma dalle forme assai interessanti la chiamò a sé fotografandola dalla testa ai piedi; incurante delle vivaci proteste delle megere inviperite.
E così ''Cenesventola'' divenne la star della webchat più cliccata della Rete.

lunedì 16 febbraio 2015

L'ABILE GIOCATRICE (racconto in 15 parole)

Stava perdendo.
La torre, provvidenzialmente, rotolò sotto il tavolo. Si accovacciò per raccoglierla.
Scacco matto.

Master Story

Eligio Pistolotti si era scelto un nick imperioso e con un retrogusto ammaliante; di quelli che le slave si prostravano intimorite al solo passare in bacheca, fantasticando di turpi sottomissioni e lascivi giochi erotici.
Eligio Pistolotti era di poche ma truci parole e sguardi tenebrosi e perentori; o quantomeno lo erano quelli che postava sul profilo. Il particolare degli occhi inchiodava allo schermo visitatrici sospirose e inumidite. Difficile dire se fossero i suoi; agli appuntamenti si presentava schermandoli con occhialoni scuri dalla foggia accattivante.
Era di sessione. Il corpo nudo, disteso su un tavolaccio, di ''umilecagnetta88'' si rifletteva su quelle lenti cromate. Armeggiava con spaghi e mollette sul generoso e ansante petto della ragazza quando la suoneria monofonica di Matrix si irradiò nel sottotetto adibito a dungeon modello Torquemada.
Eligio, dal nick cazzuto e l'espressione arcigna, si incurvava annichilito man mano che dal cellulare gracchiava un vocione minaccioso.
''Sì picc... ah, senza i pezzi di frutta? oh, scusa. Sì. Sono un coglione...'' assentì remissivo. ''Adesso?!... No no nessun problema. Vado subito puccettina mia...''
Chiusa la chiamata si schiarì la voce, riassunse un piglio severo e sentenziò la fine della seduta.

venerdì 6 febbraio 2015

DOMENICA DI CARNEVALE (racconto in 15 parole)

I baci glieli gettai addosso, come coriandoli. A casa, spogliandosi, se ne ritrovò appiccicati dappertutto.

*dal Gruppo Facebook: Racconti Mignon

Partenze (racconto in 15 parole)

Prese un foglio, ci strofinò sopra la punta della biro per riscaldarla. Iniziò il viaggio.

Viaggi (e miraggi)

Erminio Grisolini entrò deciso nella filiale Alpitour di Borgomanero scuotendosi di dosso la neve e, sperava il pover uomo, anche la latente depressione per una vita da modesto impiegato al Catasto.
I poster con panorami incantevoli, metropoli avveniristiche in mezzo al Deserto Arabico e sognanti atmosfere mitteleuropee, che tappezzavano in modo ordinato le pareti dell'agenzia, non catturarono il suo interesse quanto l'impudente scollatura dell'impiegata. Il solco tra le floride poppe della Isolde invogliava uno scorrere ardito di fantasie.
Di viaggi lascivi ne compiva ogni qualvolta le posava gli occhi addosso. Li fece per anni. Senza lasciare Borgomanero.

lunedì 2 febbraio 2015

QUIRINALE 2115 (racconto in 15 parole)*

Così H7-35 venne eletto Presidente. Nessun privilegio né faraonici stipendi. Necessitava solo di un caricabatterie.

*dal Gruppo Facebook "Racconti Mignon" 

IL NASCONDIGLIO (racconto in 15 parole)*

Trovarono uno scheletro in uniforme confederata. Avvinghiato al forziere. Fedele alla consegna.
Fino alla fine.
 
*Dal Gruppo Facebook: Racconti Mignon

PRIMOGENITURE IN TEMPI DI FAME (racconto in 15 parole)*

Masticando voracemente realizzò la cazzata appena fatta. Scrollò le spalle riaffondando il muso nelle lenticchie.
 
*Dal Gruppo Facebook "Racconti Mignon"

Veleno nero

Erano andati via tutti, e Gianchetti (in arte Djanc) era rimasto solo. Come voleva. Attraversò il corridoio nella penombra e nel silenzio assoluto. Fece una smorfia incontrando la targhetta appesa alla porta. ''Direttore''. Gran-figl-di-putt, avrebbe aggiunto volentieri. Ma passò oltre. Entrò nello studio di disegno; dalla tasca interna della giacca tirò fuori una fialetta con un liquido trasparente e lo osservò alla luce di una lampada a bassa potenza. Per un attimo fu turbato da un ripensamento, ma quando l'occhio gli cadde sugli schizzi a matita di alcune vignette si scosse e prese la boccetta della china. Non poteva tirarsi indietro e lei in fondo se lo meritava. Appena uscita dalla Scuola del Fumetto ed era già lì, la troia; a scalzarlo, dopo 30 anni, dal ruolo di disegnatore del mito italiano del West.
Fissò disgustato quei tratti incerti; non c'era elasticità in quei cowboy, né trasmettevano senso del movimento i mustang al galoppo.
''Patrix'', imprecò leggendo la firma dell'autrice. Una stronza che non sapeva tenere in mano una penna; però sapeva usare la bocca, e questo bastava al figl-di-putt. Senza più tentennamenti versò il veleno nella china. Il tempo che avrebbe dedicato all'inchiostratura di quelle tavole sarebbe bastato ad avvelenarla.
Con crudele soddisfazione lasciò lo studio non senza aver salutato, a mo di cowboy, la sua creatura che solenne sul cavallo e winchester in spalla vide tutto da un poster.