giovedì 6 settembre 2012

Lettere...


I loro visi si sfioravano senza mostrarsi. Erano profili in uno specchio avaro e senza riflessi. Sagome perse in un abbraccio sfuggevole e vuoto.
Il loro viversi era di scritti, fogli, penna, sguardi alla Luna e baci disegnati.
I loro scritti andavano respirati.
Il tratto era vigore e gentilezze; la grafìa era inchiostro sulla punta di un coltello. China rosso sangue che colava lungo le guance e stillava sul quaderno.
Ogni parola impressa sulla carta veniva aspirata dalle narici e degustata tra palato, pube e cervello. Scivolava come una foglia sulla corrente di un fiume. Uno scorrere di sensazioni impossibili da arginare tra righe e paragrafi.
I loro scritti erano il loro mondo.
Gli occhi restavano chiusi, non erano per loro quelle storie; non era affar loro il legame tra quelle frasi e l'anima a cui erano rivolte.
E la lettura era così pelle e carne, odori e pulsioni. Ogni rassegna di linee dritte e curve, punteggiature e stili, erano corpi avvinghiati. Le sillabe s'insinuavano tra le cosce, le virgole titillavano soavemente la clito e stuzzicavano i capezzoli. Le maiuscole e gli accenti spinte vigorose tra i solchi che irroravano piacere. I puntini sospensivi l'orgasmo che nessun poeta potrà mai descrivere.
Le pagine, alcova dove vivere di un tempo forse mai arrivato, e mai passato.
Era il leggere di sospiri ed ansimi, di follie e dolori. Era far l'amore con i sensi; era lo scoparsi la mente. 

(Gli occhi restavano chiusi, 
non erano per loro quelle storie; 
non era affar loro il legame 
tra quelle frasi e l'anima a cui erano rivolte.)

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