Due anime in pena.
Due destini condannati ad un'eterna inquietudine.
Una passione bruciante, un istinto folle che nasceva nelle viscere e pulsava nelle carni.
Senza parole.
Senza promesse.
Senza i 'per sempre' sussurrati sul petto.
Erano i respiri a dire tutto.
Erano gli occhi, insignificanti a tutto quello che gravitata al di fuori di loro due.
Erano gli sguardi, carichi di odio per tutto quello che non parlasse all'uno dell'altro.
E lui sapeva che dovunque avrebbe viaggiato, e per quante vite avrebbe vissuto e quanti cuori avrebbe rubato, non sarebbe mai stato come con lei.
E non lo sapeva perché ci aveva riflettuto, ma perché gli vibrava addosso. Gli si plasmava dentro, come una follia che ti divora e cresce. E crescendo si fa condanna. E condannando si fa compagna.
Lei era lì. Respirava placida, dormendo.
Lui non la sfiorava, non nè aveva bisogno. Perché sapeva che la stava già possedendo, e lei lo stava godendo nell'oblio del sonno.
E l'amava. E si sentiva amato.
Abbassò il capo guardandosi la mano aperta sul ginocchio, e si chiese quanta distanza c'era tra una lama ed un cuore, e quanta pressione ci voleva perché l'una affondasse nell'altro.
Se lo chiedeva spesso, sperando che ogni volta la risposta fosse più facile.
Poi tornò a scrutare il cielo. Incupito oltre i vetri appannati dalla pioggia, lenta e costante come un'agonia. E ad ascoltare il mare, inquieto come i suoi pensieri. Gli assalti furiosi delle onde in eterna lotta contro le scogliere. Il fragore degli scontri.
Poi la schiena di Lei, scoperta e mossa lentamente dal suo respiro.
E tornò a guardarsi il dorso della mano. E a chiedersi ancora di una lama e di un Cuore...
Bello Ali ... Come tutte le cose che scrivi
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