mercoledì 17 luglio 2013

Il passaggio (reparto psichiatrico, stanza n. 9)

Qui è sempre uguale, fin dal primo giorno. E non so quale era nè quanto tempo è passato, da allora. Forse non esiste un 'da allora', un inizio. Credo di esserci nato, perchè non ho ricordi che vadano oltre quella porta. 
Non so se esiste il Tempo, oltre quella porta. Qui no di sicuro. So che c'è un qualcosa che passo contandomi i respiri o, quando sto più male, sbattendo i denti e rannicchiandomi fissando la parete, dondolando il capo. Dicono che fuori di qui ci sono colori, tanti. E diversi. Ogni colore un profumo. Poi c'è il vento che gioca a mischiarli e te li regala. Te li lancia in faccia. Qui solo sfumature di bianco.
Di bello qui c'è solo una signora, l'unica che viene a trovarci. Ha gli occhi profondi, il viso liscio e sereno, il sorriso rassicurante, e non ha la divisa da infermiera. Viene a prendere per mano qualcuno e portarlo oltre la porta. Deve esserci qualcosa di bello là fuori, perchè nessuno è più tornato qui. Buffo, chi esce con la signora sorride, tutt'intorno invece son tristi. Ci credo, è bella. Non vedo l'ora di uscire con lei. Voglio chiederle se è vero che la sabbia scotta; che puoi scriverci sopra strisciando i piedi, che le onde dopo morte tornano indietro ed è divertente lasciarsi portare, che c'è così tanto spazio che puoi correrci fino a perderci il fiato e che...  Oh, eccola! Viene verso di... No. E' passata oltre. Stanza 10. Peccato.

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