Il Lupo annusò l'aria pungente della sera invernale. Avanzò lento e tremante tra i rovi di gelso e i cespugli di biancospino. Si adagiò stancamente ai piedi dell'orco. Davanti un piccolo fuoco i due si salutarono con una occhiata, un muto e solidale cenno d'intesa tra poveri cristi.
- Mio buon vecchio compagno di sventure, riposa tranquillo. Finirà il nostro esilio, prima o poi. Quando finiranno le favole ed i principi azzurri mostreranno il loro turpe reale colore; quando delle principesse si vedrà il vero volto, senza finti sorrisi ed occhi angelici; quando agli "eroici" cacciatori cadranno di mano archi e fucili noi potremmo camminare liberi e fieri, non più disprezzati e reietti. La gente saprà che non siamo noi quelli che divorano vecchie e terrorizzano bambini o rapiscono e recidono ragazze in fiore. Non abbatterti amico. Allora capiranno chi sono i veri mostri.
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