Tempo pensava di averne quanto ne voleva, fino a dieci minuti prima. Poi è passato, per caso, davanti a quella Gioielleria. Trambusto, voci concitate, spari, urla. Ed era per terra, sul marciapiedi. Ancora urla e il deciso stridere di ruote in una partenza frenetica.
Era lì, con gli occhi spalancati ed un bruciore così intenso all’addome da impedirgli di respirare. Un sapore in bocca che sapeva di assurdo e lo scorrere convulso di ricordi. Tutto in un lasso che oscillava impazzito tra i secondi e gli anni.
Aveva sempre creduto di poterlo trattare come una risorsa inesauribile, o quasi.
Un ti amo, i ti voglio bene, i sorrisi, dava per scontato che potesse sempre dirli in un’altra occasione.
E ora, invece, era lì. A sentire il tempo scorrergli fuori, caldo e denso, dal buco nella pancia, inzuppargli i vestiti e perdersi tra le lastre di cemento.
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