Si accostò al vetro pieno di polvere, e quello strato sempre più spesso gli parve un ovattato seppur crudo ed inequivocabile rimprovero. Si guardò attorno, con aria perplessa ed indagante, come se solo in quell'istante avesse realizzato quanti fossero i suoi fallimenti, leggendoli nei segni lasciati dalle dita sulla finestra. Li scorse nella malinconica penombra gettata come un sudario su quell'appartamento, arredato con gusto e lusso ma senza mai esser stato vissuto dai suoni delle risate o delle liti, o da un salutare disordine.
Erano trascorse due settimane dalla chiusura del tema** - ma non della cantina. Vi scese con una corda in mano. Ognuno aveva sotterrato o macellato lì i propri nemici ma spazio ce n'era. E poi a lui interessava solo che la trave fosse abbastanza resistente.
* Scritto nel Gruppo Facebook 'Microracconti Segreti'
** 'Portare il proprio nemico in cantina'
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