Tibbs!?! No! Lui? L'ispettore?
Stentava
a credere ai suoi occhi quando lo vide entrare in centrale, stempiato e
con radi ciuffetti bianchi intorno alle orecchie; claudicante e con la
pancetta da impiegato prossimo alla pensione. Poi fece due calcoli e gli
risultò che in pensione avrebbe dovuto esserci da anni. "E' proprio
messo male il Dipartimento, se per incastrare un serial killer non ha
trovato di meglio che richiamare in prima linea una cariatide di
celluloide."
Gli
si avvicinò, come tutti, a presentarsi con una stretta di mano.
Nonostante fosse nota la sua mancanza di emozioni non riuscì a non
provare una specie di pena mista a simpatia. Solo una specie però,
indefinita e fuggevole; poi tornò nel suo laboratorio e lo fissò
sbirciando tra le lamelle della tapparella interna. "Questa notte, Tibbs. Questa notte sarà la tua notte."
Per
tutto il giorno l'ispettore stette in riunione con gli agenti. Si
mostrò un tipo cordiale, affabile e con un brillante senso
dell'umorismo. In poche ore si era creato un team ben affiatato che, tra
una battuta e l'altra, riesaminò ogni indizio e tracciò diversi
profili, tutti lontani anni luce dal vero assassino che li fissava nascosto e a
cui ridevano gli occhi.
Il buon Tibbs aveva spento la tele e con le lenti sulla punta del naso scrutava il libretto con le preghiere della sera, quando colse un'ombra sfilargli alle spalle. Si voltò e vide Morgan, il tecnico del laboratorio di analisi, conosciuto in Centrale, guardarlo pacioso con ai fianchi due sventole in perizoma, e una bottiglia di Champagne in mano. "Benvenuto Virgil! Ragazze, fate vedere all'ispettore quanto calde sapete rendere le notti di Miami..."